Uno zefiro alle ali della mente

 

Ho atteso un giorno speciale per pubblicare il primo intervento, ed è il giorno del solstizio, il giorno che, da un punto di vista astronomico, segna la nascita di un nuovo anno. Il sole ha toccato il punto più basso sull’orizzonte, ma ha ripreso a salire, e le giornate hanno ripreso ad allungarsi.
Il senso del mio sito è in questa metafora, e pagina dopo pagina regala scintille e raggi, e piano piano si fa più caldo e luminoso.
E parla di libertà, e di conquista della libertà.
Perché un sito? Perché le parole ci possono mettere a contatto gli uni con gli altri, e permettono di dare forma ai pensieri, di narrare le esperienze, di formulare valutazioni su quello che accade.
Passeggiate, a volte escursioni più ampie, per colline e per montagne, più in alto, a respirare aria più buona.
A trovare orizzonti più luminosi e aperti e caldi, orizzonti meridiani.

Colline e montagne interiori, alla ricerca di ciò che è veramente prezioso, da cogliere in mezzo agli ammassi che ingombrano la via, e legano il passo.
Legano il passo – proprio così – e non sono catene pesanti, che sferragliano, non ceppi di rovere, che si fanno detestare, e più stringono e più portano insieme un desiderio di ribellione e di libertà.
No, non è così. Le catene della nuova schiavitù sono leggere e sottili, fabbricate su misura, anzi considerate opportune, utili, perfino gradevoli e belle, accessori indispensabili. Anzi, di più: alle volte sono considerate obbiettivi, e mete da conquistare, e carriere favolose, e cornucopie ricolme dei doni della fortuna.
Eppure – invece – sono più salde catene, e brillanti e lucide e sottili e invisibili come un filo di ragno. Per questo più efficaci.
L’ordito inizia con il solstizio, e di tempo in tempo attendo i tuoi commenti più fini, da condividere quale trama di pensieri, da intrecciare a costruire una nuova stoffa.
Per dare voce alle parole imbastite, e farne un tessuto che possa vestire e comunicare, e uno zefiro alle ali della mente.