Il colore, la materialità scultorea della pianta, la presenza di un essere tra i più incantevoli. Posato con levità a succhiare il nettare della vita, in perfetta armonia con il suo ambiente, pennellata di una magica tavolozza. Tinta su tinta, tono su tono, sfumatura su sfumatura.
La felicità è lieve.
E’ uno stato di soddisfazione connesso alla propria situazione nel mondo. Pare – a guardare la fotografia – che questa farfalla possa dirsi soddisfatta della propria situazione nel mondo. La felicità è uno stato, e dunque relativamente stabile, e riesce a trovare il sentiero per affermarsi e mantenersi, pur in mezzo alle incertezze e alle angustie di una vita. E dunque è lieve, facile, leggera da portare.
Una conquista, comunque, non un regalo, come sempre quando si parla di cose importanti. Richiede un profondo e autentico lavoro interiore, in primo luogo, e una ricerca costante e paziente.
E’ una costruzione, l’edificazione della propria interiorità, della propria personalità, inserita e in armonia con il mondo, capace come una farfalla di riconoscere le semplici cose buone, la linfa da cui trarre alimento ed energia. E’ anche lotta, se necessario, perché capace di dire no – un no chiaro e deciso: alle lusinghe senza sostanza, alla immondizia ben confezionata che viene quotidianamente pubblicizzata e spacciata, e lodata dagli spot e dalle chiacchiere.
Perché sa dire si – un forte e limpido si – alle esperienze e alle cose che contano davvero, che sono salutari e autentiche.
Per questo occorre conquistare una chiara visione del mondo, e imparare a distinguere ciò che è essenziale e utile alla vita, pulsante e biologica, e ciò che è merce volgare, proposta per mungere le migliori energie del singolo, e spennare l’incauto e l’illuso di turno. Ci vuole dunque cervello e studio, per evitare la trappola.
La felicità è forte, proprio come una farfalla, perché è forza genuina, personale, fisica e mentale, di idee e muscoli. Le farfalle, alcune almeno, esprimono una forza veramente notevole, a dispetto dell’immagine comune di animaletto delicato e fragile.
La Vanessa cardui, conosciuta nelle isole britanniche come Painted Lady, ha una apertura alare di circa 5 centimetri, pesa pochi grammi, e quando le ombre dell’autunno si fanno prossime, spicca il volo e lascia le rive del Tamigi. Vola per centinaia e centinaia di chilometri, tappa dopo tappa, in un viaggio migratorio verso il soleggiato Sud, verso le calde regioni dell’Africa.
Questo è un esempio di genuina forza. La forza è leggera, non pesante.
Occorre un vero cambio di prospettiva, e spalancare gli occhi e le fibre della mente. Una rivoluzione di pensiero e di azione, è necessaria, che oltrepassi i luoghi comuni sedimentati nei secoli passati, e archivi definitivamente il Novecento come uno dei secoli più tragici della storia umana. La forza, la potenza, non è nella bomba di Hiroshima, e neppure nella centrale di Fukushima, schiantata da una esplosione, e neppure nell’esplosione quotidiana delle benzine e dei gasoli, dei fumi tossici dei Suv, dei Crossover, delle supercar e delle utilitarie.
La forza autentica è nelle ali di una farfalla. La forza autentica è nei piedi. Per scoprirlo basta camminare e pestare il suolo domestico, per capirlo basta pigiare sui pedali della propria bicicletta.
La felicità è forza e levità, e per spiccare il volo e sollevarsi dai lacci e dalle pastoie, conviene alleggerire il bagaglio, e liberarsi dei pesi e dei fardelli superflui. Conviene fuggire dalle trappole quotidiane, della routine del lavoro fatto solo per il denaro, del consumo forzato e del divertimento coatto. Conviene liberarsi dalla mania gravosa di comprare aggeggi, vestiti e cosette varie, e anzi iniziare a vendere – o magari regalare – quelle cose ancora utili abbandonate nei cassetti, negli armadi, nei magazzini e nelle soffitte.
Ogni settimana, ogni giorno possiamo liberarci di un peso, di un ingombro, di un impaccio, di una abitudine idiota: una azione di liberazione concreta, per la propria vita, per il proprio benessere, per trovare ancora forza e levità.
Liberarsi della zavorra per volare leggeri – per volare adesso.
* La foto è stata scattata sulle Alpi, a oltre 1800 metri di quota, e non conosco la specie di appartenenza della farfalla. Per la Vanessa cardui: “Round-trip across the Sahara: Afrotropical Painted Lady butterflies recolonize the Mediterranean in early spring.” Reperibile on line: https://royalsocietypublishing.org/doi/10.1098/rsbl.2018.0274
Grazie Stefano per questa bella riflessione sulla leggerezza e per le splendide immagini di leggere ali che sfruttano il vento.
Ecco come la sostanza non abbia fisicità; questo fa inevitabilmente pensare alla dimensione virtuale, che non ha peso alcuno (almeno non la parte che percepiamo noi, perché in realtà i server hanno fisicità ed anche pesantezza), che nasce a modello del “virtuale umano”, di tutta l’inconsistenza dei rapporti, degli scambi, della socialità.
Vi è in entrambe il bene ed il male, nonostante la costante leggerezza.
Se leggerezza è sinonimo di felicità, come si sente l’albero? come, invece, la casa? e la montagna?
Che si direbbe dunque di affiancare il concetto di “equilibrio”? Sia nel senso fisico, sia in senso metaforico, quindi considerando ed abbracciando la pesantezza se reale ed attuale.
Se anziché togliere, lasciare, si equilibrasse?
Tocchi vari temi, e ciascuno meriterebbe uno sviluppo. Hai ragione a notare la inconsistenza di tanta parte dei rapporti e della socialità, e il virtuale, ben compreso, non può che essere al servizio di ciò che è reale. Un reale sano, e dunque “leggero”, libero dal superfluo. In un “albero” ogni ramo cresce seguendo un ordine, una logica, rispettando i limiti, e dando corpo ad un organismo che, magari imponente, è armonico, funzionale, senza superflue sovrastrutture, in relazione con il suo ambiente, capace di proiettare la sua vita nei secoli.
Diverso il caso dell’uomo occidentale, che è letteralmente soffocato dal peso del superfluo, generato anche dalla perdita dell’equilibrio, come dici.
Nel mondo ci sono molti milioni di obesi – nel mondo ci sono molti milioni che soffrono la fame.
Occorre anche tagliare, e togliere, e alleggerire. Ci vuole una nuova visione interiore.